Fino agli inizi degli anni ’70, il paesaggio agrario del Friuli ed in particolare della sua alta pianura, era caratterizzato dalla presenza di vaste estensioni occupate da prati stabili permanenti. In diverse località, ci si poteva immergere in contesti ambientali dove in primavera, gli unici suoni udibili erano dati dal canto di quaglie, allodole e strillozzi, dal frinire dei grilli. Il tutto in un unicum paesaggistico di struggente bellezza chiuso della cerchia prealpina.
Al disotto della fascia alpina, la vegetazione arborea tende a prevalere su quella erbacea dando luogo a formazioni boscose come querceti, castagneti o faggete, a seconda dell’altitudine e delle caratteristiche del suolo. Il bosco invece non si sviluppa, o per lo meno avanza molto lentamente, quando fenomeni naturali o artificiali impediscono la crescita degli alberi o riportano le condizioni del suolo a livello primitivo.
Sono presenti inoltre formazioni erbacee anche dove il terreno viene continuamente alterato dalla forza delle acque correnti, le quali. Mantengono il suolo in condizioni primitive con la sedimentazione di materiale grossolano (ghiaie) e asportando il poco humus che nel tempo si è formato. Nelle zone golenali recentemente alluvionate le specie vegetali sono tutte erbacee, per lo più con ciclo biologico annuale, in grado di colonizzare rapidamente un substrato nudo e povero.
Dove l’acqua è presente costantemente a livello superficiale, come nelle torbiere della zona delle risorgive, neanche gli alberi più igrofili riescono ad affermarsi, lasciando spazio alle praterie. Lo stesso discorso vale per le paludi situate presso il mare, dove l’acqua seleziona le specie favorendo quelle resistenti all’elevata concentrazione di sali e alla forte pressione osmotica conseguente.